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Doppio vertice tra i sindaci della Valtiberina e l'assessore Ceccarelli, Bragagni: "Problemi per tutti non solo per Pieve"

Tutti concordi nel sottolineare come sia impellente la riqualifiazione della vecchia Tiberina, strada dissestata in seguito ad eventi franosi e l'incuria degli anni.

Questa mattina si è svolto un doppio vertice in Valtiberina, in comune a Pieve Santo Stefano prima e Sansepolcro poi, sullo stato di emergenza infrastrutturale e viario dovuto alla chiusura del viadotto Puleto sulla E45.
Al tavolo presenti i sindaci di Pieve Santo Stefano, Sansepolcro, Bagni di Romagna e Verghereto e l'assessore regionale alle infrastrutture Vincenzo Ceccarelli.

Tutti concordi nel sottolineare come sia impellente la riqualifiazione della vecchia Tiberina, strada dissestata in seguito ad eventi franosi e l'incuria degli anni. Altro punto sul quale i sindaci e l'assessore si sono detti d'accordo è quello riguardante la riapertura, anche se parziale, del viadotto Puleto.

"Mi auguro - ha dichiarato Albano Bragagni ai microfoni di Teletruria - che questa situazione possa permettere a tutti di comprendere come il problema del ripristino della vecchia Tiberina sia un problema di tutti e non solo di Pieve Santo Stefano".

La priorità dunque riguarda soprattutto la sistemazione di questa arteria del traffico e il suo ritorno in carico allo Stato e quindi ad Anas.
Una questione annosa e complicata che risale agli anni '70 così come dimostrato dalla documentazione prodotta in questi giorni dallo stesso assessore Ceccarelli e dagli amministratori della vallata.

Di seguito uno stralcio alla relazione allegata al progetto preliminare di sistemazione della vecchia arteria ex SS 3 bis trasmesso ai comuni della Valtiberina (17 giugnio 1998)

La ex statale 3 bis, nel tratto aretino, ha una storia particolare.
Prima della costruzione della Sgc E45 Orte-Ravenna rappresentava l'unico collegamento longitudinale dell'asse Roma Venezia. Negli anni sessanta furono avviati, quasi in contemporanea, i lavori di costruzione di questo nuovo tracciato a carattere internazionale e della diga in terra sul Tevere nei pressi della località Montedoglio. In questo periodo furono create le premesse per una nuova rete di strade secondarie extraurbane che modificava radicalmente l'assetto originario. La statale 3 bis era destinata ad essere sommersa, nel tratto intermedio fra Sansepolcro e Pieve Santo Stefano nei pressi della località Madonnuccia. Si pose quindi il problema di una nuova gerarchizzazione dei tronconi rimasti e del nuovo tratto da costruire ai margini dell'invaso di Montedoglio.

In accordo con l'ente irriguo Umbro-Toscano e con gli enti locali fu stabilito che la nuova strada di collegamento Sansepolcro-Pieve Santo Stefano avesse caratteristiche provinciali, mentre rimaneva indefinita la destinazione dei tronchi statali rimasti. Nel 1975 l'Anas propose di trasferire detti trochi alla Provincia di Arezzo, facendo seguito ad analoghe proposte accettate dalle Province di Perugia e Forlì nei territori di competenza.
La Provincia di Arezzo non accettà le condizioni di trasferimento dell'Anas ritenendo più opportuno, date le pessime condizioni di manutenzione del tratto confinante con la Provincia di Forlì, un trasferimento di competenze ai Comuni e, successivamente dai Comuni alla Provincia per ususfruire del contributo statale di 300.000 Lire kn/anno ai sensi della legge 126/58.

La situazione rimase sostanzialmente immutata fino al maggio del 1983, data di una nuova richiesta dell'Anas alla Provincia di Arezzo per prendere in carico la strada statale declassata, dopo l'apertura integrale, in territorio aretino della Orte-Ravenna. La giunta provinciale esaminò la nuova richiesta di Anas il 26 luglio 1983 ed inviò risposta negativa all'Anas "in considerazione degli oneri economici derivanti dalla necessità di manutenzione straordinaria a causa di numerosi movimenti franosi e dissesti vari del piano viabile ... a fronte anche delle risorse che la legge 126/58 assicura in questi casi". La Provincia di Arezzo si dichiarò però "disponibile a trattare con i Comuni di Sansepolcro e Pieve Santo Stefano per il passaggio agli stessi di detta strada che appaiono di competenza comunale" ritenendo inoltre che " qualsiasi trattativa con l'Anas debba essere coordinata dalla Regione Toscana per l'esame di un eventuale intervento straordinario finalizzato alla sistemazione e ripristino dei numerosi tratti interessati da frane".

La situazione è rimasta sostanzialmente immutata fino al 1997, anno in cui l'Anas ha trasferito il tratto di collegamento con il confine regionale al Comune di Pieve Santo Stefano. 
Nel novembre del 1998, a seguito di precise richieste dei consiglieri provinciali della Valtiberina, fu integrato l'accordo di programma tra Provincia di Arezzo, Comune di Arezzo, Camera di Commercio e Comunità Montana del Casentino per la progettazione infrastrutturale viarie, pubblicato successivamente nel bollettino ufficiale della Regione Toscana n°24 del 17.06.98. All'articolo, punto 3, di detto accordo fu inserita la necessità di attivare la progettazione del tracciato della ex ss 3 bis nel tratto Pieve Santo Stefano - Verghereto. 
Tale inserimento era motivato dalla posizione strategica della ex-ss 3 bis in rapporto alle condizioni di transitabilità della Orte-Ravenna. Venne infatti convenuto che la piena agibilità della viabilità extraurbana secondaria, pressocchè parallela alla Sgc E45 nel tratto montano da Pieve Santo Stefano alla località Canili, è di fondamentale importanza per la gestione del transisto normale e di emergenza in condizioni meteo particolarmente avverse e/o a seguito di interruzione di traffico sulla E45 per incidente. 
La prima fase progettuale è limitata ad uno studio di fattibilità per consentire una adeguata riflessione sugli interventi prioritari nella prospettiva che la Regione Toscana consideri quell'intervento straordinario auspicato dalla Provincia di Arezzo nel 1983. Rimane aperta la questione della classificazione stradale poiché il comune di Pieve Santo Stefano ha fatto presente in più occasioni che l'importanza della strada merita una ricostruzione nel contesto di eventuali iniziative regionali circa la rete di competenza delle Province.

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