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Depotenziamento chirurgia della mammella. La presidente Chiassai Martini: "Rischio da scongiurare, al fianco del Calcit"

"Alla Asl e alla Regione chiediamo di rafforzare l’organico in pianta stabile, indispensabile ad un reparto e ad una equipe che segue quotidianamente 250 donne al giorno"

“Da presidente della Provincia ma soprattutto da donna non posso rimanere in silenzio. Sono fortemente preoccupata per il rischio di depotenziamento della chirurgia alla mammella nell’ospedale San Donato di Arezzo". Sono queste le parole di Silvia Chiassai Martini, presidente della Provincia, all'indomani dell'allarme lanciato dalla sezione cittadina del Calcit che, nelle scorse ore, ha reso noto come "l'orientamento della direzione sanitaria prevede una convenzione che porterebbe ad Arezzo una figura professionale una volta alla settimana senza alcuna prospettiva di una definitiva stabilizzazione, anzi con pericolo reale che nel tempo, ad Arezzo, la chirurgia della mammella venga chiusa".

Parole raccolte dalla presidente che si è detta pronta per stare al fianco del Calcit nella richiesta "all’Asl e alla Regione di rafforzare l’organico in pianta stabile, indispensabile ad un reparto e ad una equipe che segue quotidianamente 250 donne al giorno".

"Il depotenziamento della senologia - prosegue Chiassai Martini - senza indicazioni certe e condivise sul futuro, rappresenterebbe una sconfitta per la sanità ospedaliera e territoriale in cui si affermerebbe ancora la logica sbagliata di area vasta. Purtroppo in Valdarno abbiamo e continuiamo a vivere sulla nostra pelle la scelta di depotenziare i servizi, da anni lotto per la difesa dell'ospedale della Gruccia, lo stesso farò per il San Donato. Da tempo, come Sindaco e come Presidente, sono in prima linea per un ritorno quanto prima alla gestione sanitaria di livello provinciale che sia meno verticistica e più vicina ai bisogni dei cittadini. Nel caso specifico della chirurgia alla mammella dobbiamo scongiurare qualsiasi scelta, come è successo per altre specializzazioni, che porti ad una progressiva e lenta dismissione del servizio per essere trasferito casomai in altri presidi perché il numero degli interventi effettuati nell’ospedale non è in linea con gli standard richiesti. Questo è un rischio che va combattuto con forza in quanto non possiamo assolutamente permetterci di perdere un bagaglio di esperienza e una tradizione di eccellenza sanitaria nella lotta contro il cancro al seno. Da donna che ha partecipato e promosso attivamente tutte le iniziative di prevenzione durante il mese rosa, mi chiedo come la nostra sanità metta in pericolo un servizio rivolto alla cura di una delle forme tumorali più ricorrenti tra le donne, spesso contrastate proprio grazie alla preziosa collaborazione del Calcit che non ha fatto mai mancare il suo sostegno nella difesa della salute, con fatti concreti che hanno permesso di garantire opportunità di cura fondamentali per i cittadini. Auspico pertanto un intervento immediato da parte della Asl per dare le dovute risposte e per trovare una soluzione a vantaggio delle esigenze di tutte le donne del territorio provinciale".

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