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Denuncia l'orrore delle mutilazioni genitali femminili e lo perseguitano. La storia di Moses scappato in Italia

“Mi chiamo Moses, ho 26 anni, provengo dalla Sierra Leone e oggi vivo nello Sprar di Cavi a Ponticino”. Lui si è presentato così ai sindaci e giornalisti che ieri mattina hanno partecipato alla conferenza stampa di presentazione del nuovo...

“Mi chiamo Moses, ho 26 anni, provengo dalla Sierra Leone e oggi vivo nello Sprar di Cavi a Ponticino”.

Lui si è presentato così ai sindaci e giornalisti che ieri mattina hanno partecipato alla conferenza stampa di presentazione del nuovo progetto di accoglienza diffusa attivo nei comuni di Castiglion Fibocchi, Pergine, Laterina e Capolona. Grazie al coordinamento di Oxfam le municipalità potranno gestire al meglio il processo di integrazione e di accoglienza dei richiedenti asilo.

Una delle voci protagoniste della giornata è stato quella di Moses, operatore umanitario, che dopo aver denunciato l’orrore delle mutilazioni genitali femminili nel proprio paese, la Sierra Leone, è stato costretto a scappare da un giorno all’altro verso la Libia, dov’è rimasto intrappolato per quattro mesi senza un motivo. Per poi trovarsi, una volta giunto in Sicilia, a fare i conti con le difficilissime condizioni a cui sono sottoposti i migranti in centri come il CARA di Mineo, finché una notte quasi “per caso” è arrivato in provincia di Arezzo. Qui ogni giorno va a scuola, per integrarsi in quella che ormai considera la sua nuova casa.

Oggi Moses fa parte di una comunità che lo vede impegnato dal punto di vista della formazione scolastica e lavorativa in attesa di ottenere il riconoscimento di rifugiato umanitario.

Nell’immagine di copertina la sua storia.

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