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"Di gioco d'azzardo si muore, ma se ne può uscire". Piaga dai numeri impressionanti, Ghinelli: "Lavoriamo in rete"

Smetto quando voglio. E' questa la convinzione di chi gioca d'azzardo. Giovanissimi, uomini e donne che sono attirati dalla vincita facile, dovuta al caso, alla fortuna e non all'abilità personale. Il gioco è legale, ma non per questo va...

Smetto quando voglio. E' questa la convinzione di chi gioca d'azzardo. Giovanissimi, uomini e donne che sono attirati dalla vincita facile, dovuta al caso, alla fortuna e non all'abilità personale. Il gioco è legale, ma non per questo va sottovalutato, in pochi decenni si è trasformato in un fenomeno di nicchia in una piaga sociale di enormi proporzioni che coinvolge circa la metà della popolazione italiana e che ha un giro d'affari di 95 miliardi di euro a livello nazionale.

Arezzo come tutte le comunità, purtroppo, fa la sua parte con tante persone, giovanissimi, uomini, ma anche molte donne che spendono soldi di famiglia in gratta e vinci, slot machine e poker on line, tanto per fare qualche esempio tra i più conosciuti. Sul grande schermo ci sono le facce amiche di calciatori e uomini di spettacolo che invitano a giocare perché dicono che vincere è facile.

Dietro a questa bella facciata però ci sono gravi risvolti sociali, economici e sanitari. La dipendenza dal gioco d'azzardo è una patologia che porta infatti spesso a perdere il lavoro, a finire i propri risparmi ad indebitarsi pur di giocare e quindi alla disgregazione delle famiglie ad estraniarsi dalla comunità, tanto più in questa epoca in cui basta una carta di credito e una connessione per chiudersi in casa al riparo da sguardi indiscreti.

Sono proprio gli occhi degli altri, nei bar, dove ci sono le slot machine spesso a fare da freno a chi gioca in maniera compulsiva, mentre questo non accade quando il fenomeno si sposta sul gioco on line e rimane oscuro ad ogni statistica.

"Le condizioni iniziali sono proprio quelle della disponibilità di denaro e della convinzione di poter smettere quando si vuole - spiega il dottor Mauro Becattini responsabile del Ser.T della Asl di Arezzo - la vincita è affidata alla fortuna e non all'abilità personale, vincere dà gratificazione e crea dipendenza e alla fine di questo percorso che avvolge le persone spesso c'è il suicidio. Il gioco d'azzardo compulsivo è una patologia con il maggior indice di mortalità volontaria."

Dalla dipendenza dal gioco d'azzardo però se ne può uscire e le istituzioni lavorano in rete per prendere in carico le vittime e curarle. Sul fronte ci sono i medici della Asl che fanno parte del Ser.T. di Arezzo, i volontari dell'associazione Mi rimetto in Gioco, persone che sono state in cura e ne sono uscite e che organizzano incontri di gruppo, ma anche testimonianze nelle scuole perché è la conoscenza che può favorire la rivoluzione culturale che serve. La collaborazione con il Comune di Arezzo è stretta, così come con le forze dell'ordine anche se gli strumenti per agire contro il gioco legalizzato non sono molti.

Ecco l'importanza di agire sulla cultura della comunità, come con il teatro civile portato ad Arezzo dall'associazione il Baluardo. Fabrizio de Giovanni, attore di Itineraria, che fino all'anno scorso andava in scena anche con Dario Fo, ha rappresentato la ludopatia e tutto quello che ci sta dietro nello spettacolo "Gran Casinò".

Nel video di copertina le interviste al sindaco Ghinelli, al presidente del Baluardo Lorenzo Roggi, al dottor Becattini, all'assessore Nisini, al presidente dell'associazione Mi Rimetto in Gioco e all'attore a poche ore dall'entrata in scena.

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