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Coop La Perla, Berneschi "Paghiamo ancora per case che non sono nostre"

Vivere per anni con l'ansia di perdere la propria abitazione, vivere pagando il mutuo senza che venga riconosciuto il diritto di proprietà. Una storia intricata, con angoli poco chiari, con dinamiche che non sembrano logiche, ma che hanno prodotto...

Vivere per anni con l'ansia di perdere la propria abitazione, vivere pagando il mutuo senza che venga riconosciuto il diritto di proprietà. Una storia intricata, con angoli poco chiari, con dinamiche che non sembrano logiche, ma che hanno prodotto un caso unico nel suo genere, seppur in Italia di fallimenti di cooperative legate all'edilizia ce ne siano moltissimi.

La cooperativa in questione è La Perla, che all'inizio degli anni 2000 aveva iniziato la costruzione della lottizzazione de La Pace, abitazioni dai 300 ai 400 mila euro circa.

I problemi sono cominciati nel 2009, come ci racconta Cinzia Berneschi:

"Quando andammo dal notaio per formalizzare il contratto di compravendita, il presidente della cooperativa ci chiese altri 35 mila euro, nonostante noi ed altre famiglie avessimo già pagato tutto il dovuto. In quel momento, 19 famiglie pagarono, noi e gli altri, seppur in condizioni diverse, ci rifiutammo di pagare e così non ci consegnarono il contratto. Nel 2009 la casa doveva essere nostra, ma non lo è diventata, nonostante noi ci abitassimo, nonostante avessimo acceso un mutuo ventennale che tuttora paghiamo per l'acquisto. Dalla nostra abbiamo anche una sentenza, la prima in Italia del genere nella quale il giudice, sia in primo grado che in appello ha confermato che non dovevamo pagare quei 35 mila euro, che non avevano diritto di chiederceli, oltretutto anche che il fallimento della cooperativa è successivo, datato 2010."

Proprio in seguito al falllimento il Ministero ha incaricato 3 commissari per gestire le procedure della cooperativa, ma da loro è arrivata un'ulteriore doccia fredda.

"Nonostante la sentenza, nonostante il falimento fosse successivo al momento in cui si sarebbe dovuto perfezionare il nostro contratto d'acquisto, ci hanno detto che la sentenza di primo grado era ininfluente, che non è opponibile ai liquidatori, anche se sono arrivati dopo."

Una condizione assurda che ancora affligge 4 famiglie che abitano in quelle case, ma che non ne sono ufficialmente proprietarie.

"E pensare che al tempo della cooperativa entrai nel consiglio di amministrazione e fui proprio io a scoprire gli ammanchi che portarono al fallimento - ci racconta Cinzia - non credo possibile che si punisca un cittadino che denuncia un torto subito. Viviamo con la paura di perdere la casa che abbiamo pagato e stiamo continuando a pagare, non abbiamo disponibilità economiche per poterla ricomprare, che non è assolutamente giusto farlo."

Dal punto di vista giudiziario c'è anche un processo civile in corso al quale hanno fatto ricorso nove famiglie:

"Il tribunale di Arezzo ci ha detto che non è competente a decidere perchè dovrebbe essere fatta una procedura arbitrale, ma noi abbiamo fatto ricorso, abbiamo depositato le nostre memorie e a breve ci sarà una sentenza d'appello, non sappiamo più cosa sperare."

laperla-cinzia-berneschiPochi giorni fa la vicenda è stata ripercorsa dal palco di una delle iniziative del Movimento Cinque Stelle che ha portato ad Arezzo parlamentari e consiglieri regionali. Da quel palco si è invocato anche l'intervento della commissione antimafia.

"Abbiamo lanciato un appello alla presidente della Commissiona Antimafia Rosi Bindi e all'onorevole Gaetti, chiedendo loro di monitorare le liquidatele, le procedure di messa in liquidazione coatta amministrativa delle cooperative."

Di questa vicenda e del mondo delle cooperative si stanno occupando il consigliere regionale Cantone e il parlamentare Giarrusso, che hanno puntato l'attenzione sopratttutto sui fallimenti in Toscana. Lo stesso Daniele Pesco ha dichiarato:

Il problema non sono le cooperative buone, quelle che rispettano la legge, ma quelle che fan finta di essere cooperative per sfruttare i lavoratori e trovare giovamento dai benefici fiscali previsti per queste organizzazioni cooperative giustamente riconosciute a livello costituzionale. La cosa ancor più curiosa è che le coop iscritte a associazioni nazionali possono essere controllate dalle stesse associazioni, innescando un conflitto di interesse che fa accapponare la pelle.

Bisogna cambiare la legge, in primo luogo far sì che tutte le cooperative siano controllate dallo Stato e in secondo luogo far si che i soldi versati dalle cooperative per essere controllate vengano usati solo ed esclusivamente per questo scopo.

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