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Cave: il piano regionale c'è. Addio al sito di Cincelli, Lucia De Robertis: "Ho fatto il mio lavoro"

L'ultimo step in consiglio regionale lo scorso 31 luglio

"Adottato il Piano Cave. Non presente il giacimento potenziale richiesto dal Comune di Capolona nella Valle delle Piagge. Vittoria!
La cava non si fa. Sono felice di aver fatto il mio lavoro".

E' la vicepresidente del consiglio regionale Lucia De Robertis ad esultare subito dopo il passaggio del piano cave all'interno dell'assise fiorentina e attraverso il quale viene messa la parola fine alla vicenda riguardante Cincelli che, per mesi interi, ha vissuto col terrore di trovare nelle sue piagge un sito estrattivo.

Il piano regionale, tutela dell’ambiente e pari opportunità a imprese del settore

“Con il Piano cave che ci apprestiamo ad adottare, possiamo dire di aver fatto un ottimo lavoro e riconoscere all’assessore Ceccarelli di aver attivato meccanismi aggiuntivi di confronto assiduo sul territorio. Un confronto che abbiamo cercato di riprodurre nel lavoro delle commissioni congiunte”. Così il presidente della commissione Ambiente, Stefano Baccelli (Pd) apre l’illustrazione del Piano regionale cave, che insieme alla legge approvata questa mattina, definisce la pianificazione del settore. “Si tratta di uno strumento davvero nuovo – spiega ancora Baccelli –, che ha l’ambizione di fare un salto di qualità e con il quale si vuole garantire una visione d’insieme e dare regole per quanto possibile univoche. Con due obiettivi prioritari, “la tutela dell’ambiente e dare eguali opportunità alle imprese del settore”.

Il Piano regionale cave è lo strumento di pianificazione territoriale con il quale la Regione persegue le finalità di tutela, valorizzazione, utilizzazione dei materiali di cava in una prospettiva di sviluppo sostenibile e privilegiando il riuso dei materiali assimilabili. Il Piano definisce il quadro conoscitivo delle attività estrattive e delle risorse presenti sul territorio (vincoli, siti estrattivi, tipologia di materiali estratti, materiali riutilizzabili, andamento economico del settore, proiezioni di mercato). Produce la stima dei fabbisogni a scala regionale tenendo conto anche del riutilizzo sulla base delle previsioni del Piano Rifiuti, i comprensori estrattivi e gli obiettivi di produzione sostenibile, i giacimenti in cui possono essere localizzate le aree a destinazione estrattiva, i criteri ai fini della localizzazione da parte dei Comuni, i criteri per l’attività estrattiva in relazione alla tipologia di materiale e i criteri per il ripristino ambientale e funzione dei siti estrattivi. Individua gli indirizzi per la valorizzazione dei materiali e per lo sviluppo del sostegno alle filiere produttive, per le attività estrattive con termini, per il recupero ambientale dei siti estrattivi dismessi, scenari e criteri per la coltivazione in galleria.

La Toscana adotta il nuovo Piano 

La Toscana adotta il Piano regionale cave. Dopo l’approvazione della legge che detta disposizioni si concessioni, estrazioni e lavorazione, con 21 voti a favore (Pd e gruppo misto-Art.1/Mdp) e 12 contrari (tutte le opposizioni), il Consiglio regionale approva la proposta per tutela ambientale e pari opportunità a imprese del settore.

Passano gli atti proposti dal Partito democratico – primo firmatario il presidente della commissione Ambiente Stefano Baccelli, sottoscritto anche da Leonardo Marras eMonia Monni – per “chiarire in quali casi il comune può individuare l’area a destinazione estrattiva, se sussistono situazioni di criticità”. Emendata anche la a parte relativa agli obiettivi di produzione sostenibile. Nella disciplina di Piano, il Pd ha infatti proposto la riscrittura di un intero articolo (numero 18) per “rendere più chiaro quel che già era nelle intenzioni del legislatore”, ha spiegato Baccelli. Nel nuovo articolo vengono esplicitate le modalità con cui il Comune, in fase di adeguamento degli strumenti urbanistici, ridetermina gli obiettivi di produzione sostenibile del comprensorio.

Approvati anche due ordini del giorno proposti da Movimento 5 stelle e Sì-Toscana a sinistra. Quello firmato da Giacomo Giannarelli, emendato su proposta di Baccelli, impegna la Giunta a valutare l'opportunità, in accordo con le amministrazioni locali, di produrre una disciplina tecnica in merito alla definizione di ‘blocco’, ‘informi’ e ‘lastre affini’.

L’atto di indirizzo proposto da Sì-Toscana a sinistra votato dal Consiglio, impegna la Giunta a individuare forme sostenibili perché le aziende del comparto aderiscano ai più significativi e avanzati standard italiani e internazionali di certificazione ambientale e di etica sociale.

Cave: nuova legge, il dibattito in aula

Secondo Giacomo Giannarelli (M5S) “la proposta di legge fa indubbiamente passi avanti e apporta migliorie rispetto al passato”. “Il problema – ha sottolineato – è che partiamo da una situazione estremamente arretrata, perché porta norme in una giungla, ma occorre una riflessione maggiore sulla definizione del lavorato, in particolare perché i cittadini sono molto positivi sul riuso di qualità”. Sul cosiddetto ‘informe’, “servono maggiori chiarimenti”. Quindi, il consigliere regionale giudica positivamente che “si cerchi di mettere chiarezza in un mondo che è una giungla, anche a tutela delle imprese” e insiste sulla necessità di garantire la qualità del materiale estratto, impedendo che le multinazionali “taglino le montagne per farne carbonato di calcio”. “È vero che così si creano posti di lavoro, ma dobbiamo guardare anche alla qualità dell’attività svolta e a valorizzare la qualità del materiale estratto – ha detto ancora Giannarelli –. Su questo è necessario fare una seria riflessione”. Giannarelli ha quindi dichiarato il voto di astensione del Movimento 5 Stelle su questo provvedimento.

Elisa Montemagni (Lega) ha criticato il fatto che, davanti a numerosi emendamenti portati dal suo gruppo in commissione, la maggioranza non abbia dimostrato alcuna apertura. “Erano emendamenti che tendevano a migliorare la legge – ha spiegato – perché secondo noi il testo così com’è rischia di essere nuovamente impugnato. Non è infatti possibile obbligare i privati a creare un consorzio; noi proponevamo in alternativa un sistema di incentivi per favorire una scelta in questo senso da parte loro”.  Per questo la consigliera ha annunciato il voto contrario della Lega alla proposta di legge.

“Siamo contrari al paradigma di fondo della legge: l’attività di coltivazione andrebbe fortemente ridotta e pesante dovrebbe essere il contingentamento del materiale estratto, mettendo al centro la conservazione dell’ambiente”. Così ha esordito Tommaso Fattori (Sì-Toscana a sinistra) che anche sul fronte occupazione ha le idee chiare: “Il sistema cave, ormai, impiega pochi operatori mentre è altissimo il tasso di infortuni spesso mortali”. Sul disegno di legge il capogruppo ha sollevato diverse obiezioni: “Prende atto della sconfitta di aver trattato in maniera avventuristica il tema dei beni estimati; con la nuova definizione di giacimento si premette un tipo di lavorazione non idonea”. In chiusura di intervento Fattori ha riconosciuto un merito alle nuove disposizioni: “Si fanno passi avanti”, ha dichiarato riferendosi in particolare alla lavorazione in loco del 50 per cento del materiale da taglio.

“Dovremmo avere il coraggio di adottare scelte drastiche, tendere alla progressiva  e poi definitiva chiusura delle cave”. Non ha usato mezze misure Monica Pecori (gruppo Misto/Tpt). Nel ricordare l’Overshoot day e il conseguente esaurimento delle risorse rinnovabili che la terra è in grado di produrre in anno, ha parlato di “Alpi Apuane non infinite, ne perdiamo 5mila tonnellate l’anno, ed è solo il dichiarato. Tra poco le definiremo pianura”. “Ogni tonnellata di marmo buono – ha continuato – produce 3 tonnellate di detriti non destinati all’arte. Abbiamo 785 cave in meno di 30 chilometri, a Carrara si contano 7 cave ogni chilometro quadrato”. Nel parlare di “inquinamento acustico e atmosferico”, Pecori ha anche rilevato quanto il sistema sia squilibrato, “Produce ricchezza per pochi”, e sul fronte occupazione: “In 10 anni si sono registrato 158 incidenti. È tra i lavori più usuranti”.

“La legge rappresenta un passaggio importante, risultato di un giusto approccio. L’atteggiamento senza pregiudizio che emerge, misura la capacità di governo messa in campo”. Il presidente della commissione Affari istituzionali, Giacomo Bugliani, ha ricordato i “molti tavoli di confronto attivati” per “arrivare a soluzioni che tengono conto dell’economia del marmo, senza tradire i principi di sicurezza sul lavoro. È un grande passo”. Il Consiglio, a detta del consigliere, ha varato una legge “definitiva e chiara, che allontana un regime di conflittualità sul tema marmo e apre ad una nuova stagione di governo del territorio”.

Il presidente della commissione Ambiente Stefano Baccelli (Pd) ha “respinto al mittente” le accuse mosse dalla capogruppo della Lega Montemagni di una maggioranza “non aperta alle proposte di emendamento presentate dalle opposizioni”. “Siamo stati così in ascolto – ha chiarito – che abbiamo sentito il parere dell’ufficio giuridico che, però, si è espresso negativamente”.

“Il lavoro fatto è importante, ancora di più se si considera l’argomento storicamente complesso”, ha detto Paolo Bambagioni (Pd). “La materia non è semplice ma il Consiglio ha saputo fare un atto di governo non scontato e con l’aiuto di tutti i soggetti interessati”. La legge, a detta del consigliere, tiene dentro un “progetto ambizioso: stimola gli operatori a  non ‘saccheggiare’ la risorsa”. E rispondendo alla consigliera Pecori ha concluso: “In un mondo ideale chiudere le cave sarebbe possibile, ma non viviamo nel paradiso terrestre, serve il giusto equilibrio”.

In chiusura di dibattito l’assessore Vincenzo Ceccarelli, la legge sancisce il “processo di costruzione di regole precise e non vessatorie per l’escavazione sostenibile e la salvaguardia ambientale. Trattandosi di materia non riproducibile, occorre un uso migliore”. E sulla legge ha ribadito: “è frutto di un lungo confronto e di una grande concertazione. Calibra meglio le possibilità di lavoro spingendo sulla sicurezza e rende più civile l’utilizzo del materiale”. Il combinato disposto legge/Piano “segna una bella pagina politica” ha concluso.

Adozione del piano regionale, il dibattito

“Questo Piano cave è un ottimo punto di partenza, ma un pessimo punto di arrivo. Per questo motivo voteremo contro”, spiega il consigliere del Movimento 5 stelleGiacomo Giannarelli, che pure riconosce “l’ottimo lavoro svolto, sia nel metodo che nel merito”. “Fornisce un buon quadro conoscitivo, ma manca l’aspetto della pianificazione. Noi abbiamo proposto durante la discussione in commissione un emendamento con il quale chiedevamo che la pianificazione prevedesse tre step: breve, medio e lungo termine, e si potesse introdurre una soglia minima incrementale dell’1 per cento all’anno in modo da raggiungere nel 2050 l’obiettivo molto ambizioso del 50 per cento nel rapporto blocchi/scaglie. Purtroppo, non è stato accolto”. Giannarelli rileva anche che “questo Piano dimostra che la regione, quando vuole, è capace di esprimere anche buona amministrazione. È stato fatto un lavoro importante di ascolto, con l’aiuto delle opposizioni, un tavolo di concertazione lungo, un confronto fino all’ultimo”.

Quelli approvati oggi sulle cave, la legge e il piano, “sono due atti intimamente collegati dal punto di vista politico, in un comparto che non si limita al distretto apuo-versiliese”, spiega il capogruppo del Partito democratico, Leonardo Marras. “Legge e Piano hanno tempi e programmi” e sono frutto di un “grande lavoro concertativo di partecipazione e di confronto, di dialettica”, che ha permesso di raggiungere un “risultato politicamente importante”. La Regione oggi, osserva Marras, “invia al territorio una pianificazione definita, che prende spunto da un principio: si pone obiettivi di sostenibilità, ambientale, sociale ed economica, sta nel solco della capacità di misurare il prelievo di materiale, non solo nel tempo e nelle quantità, ma nella effettiva necessità. La sostenibilità è il cuore del Piano”. E per il futuro, aggiunge Marras, saprà “rivedere la programmazione con un monitoraggio sistematico nel tempo”.

“C’è un disallineamento tra gli obbiettivi che il Piano si dà e il Piano stesso”. Lo afferma Tommaso Fattori (Sì-Toscana sinistra), osservando che “per raggiungere gli obbiettivi di approvvigionamento sostenibile, tutela ambientale e paesaggistica, sociale ed economica sarebbe stato necessario che la pianificazione prevedesse nel ventennio un progressivo ridimensionamento del contingente estraibile, finalizzato al rafforzamento della filiera locale, quindi ad alto valore aggiunto”. Al posto di una scelta coraggiosa e al superamento di un modello determinato dal mercato mondiale, Fattori rileva che si registra un incremento dell’attività di escavazione e la possibilità di aprire nuove cave. A questo si aggiungono vere e proprie minacce, quali l’estrazione della dolomia nel parco delle Apuane, nessuna prescrizione per le escavazioni oltre i milleduecento metri e neppure sulla salvaguardia della fauna. “Il Piano è pensato per incrementare un settore produttivo che non dà più l’occupazione del passato e produce disastri ambientali. Un settore che accumula enormi ricchezza nelle mani di pochissimi usando un bene comune. Occorre voltare pagina” ha concluso.

“È un piano ambizioso, si punta a regolamentare il settore per venti anni, che nell’ultimo decennio si è fortemente ridimensionato. L’escavazione per materiale da costruzione è passata da 7a 2,7 milioni, quella per materiali industriali da 3 a 1,5milioni, mentre regge l’ornamentale da taglio. È giusto ipotizzare una crescita del 3 per cento annuo?”, si domanda Elisa Montemagni (Lega). A detta della capogruppo, ci sono aspetti di criticità relativi a produzione sostenibile, sicurezza, filiera corta e sul problema della marmettola. “Siamo arrivati lunghi in Aula su un tema così importante, ma le valutazioni su alcuni aspetti dovevano essere fatte in commissione. Diventa difficile votare questo piano”, osserva.

“È un passaggio di legislatura. Sono tre anni e mezzo di duro lavoro. C’è stato un processo partecipativo, che ha prodotto trecento proposte. Diamo finalmente certezze a imprese, lavoratori, amministratori locali” sintetizza l’assessore Vincenzo Ceccarelli, sottolineando che la durata ventennale del piano nasce dalla necessità di fare i conti con quanto è stato già autorizzato. “Siamo nella fase di adozione – ha osservato - Possiamo intervenire successivamente sulle situazioni di criticità”. Secondo Ceccarelli la sostenibilità si declina sotto tre profili: ambientale e paesaggistico, che “comprende anche il sottosuolo”; economico, che “deve considerare le necessità di chi investe”; sociale “sul quale c’è da lavorare molto” per avere “maggiori ricadute sul piano occupazionale”. A suo parere l’economia circolare, di cui tanto si parla, trova nel Piano precise indicazioni, che dovranno essere rispettate. “Quello che andiamo ad adottare e poi ad approvare non è qualcosa che ingessa tutto per venti anni. Come in tutti gli atti di pianificazione, abbiamo lo strumento del monitoraggio, il primo dei quali è previsto tra tre anni”, conclude l’assessore.

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