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No alla Cava di Cincelli. Parola ad una cittadina "Anche ad un profano è evidente il valore di questa area"

Recentemente l'amministrazione comunale di Capolona ha incontrato anche i membri del comitato per comprendere se fosse possibile trovare un punto d'accordo tra le parti

"Forse la situazione non è affatto chiara. Le perdite sarebbero molto più pesanti dei guadagni".

E' in seguito alla presa di posizione di Confartigianato e Confesercenti sulle cave di Cincelli che arrivano le controreplice. Le due associazioni di categoria, pochi giorni fa, sono intervenute sulla questione sottolineando come: "le cave non sono un fenomeno di cui aver paura e osteggiare. Tutt’altro: rappresentano un’opportunità e, a differenza del passato la normativa impone il complessivo recupero dell’area, garantito da idonea fijdussione che assicura la collettività sulla futura riqualificazione"

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Una tesi niente affatto piaciuta ai rappresentanti del comitato La Valle delle Piagge che alle esternazioni hanno replicato attraverso i social sottolineado di essere: "dispiaciuti se qualche forma di economia si trova in difficoltà, tuttavia non pensiamo che la soluzione sia distruggerne altre per salvarne una. Non lo pensiamo nemmeno numericamente parlando, poiché i numeri poi parlano chiaro. Pensiamo invece che le associazioni e le istituzioni, debbano pensare al bene comune e non al bene di qualcuno in particolare e abbiano il dovere di individuare soluzioni serie. Comprendiamo che non sia una passeggiata, ma è esattamente il loro lavoro e noi (e non solo noi) ci aspettiamo che lo facciano. Quindi in un contesto come Vignoli, a vocazione turistica, agricola, di notevole pregio artistico e paesaggistico, ci aspettiamo qualcosa di molto diverso da una cava. Auguriamo prosperità alle ditte di escavazione, che devono operare però in contesti adeguati proprio come detto anche dalle loro stesse associazioni sindacali di categoria".

Recentemente l'amministrazione comunale di Capolona ha incontrato anche i membri del comitato per comprendere se fosse possibile trovare un punto d'accordo tra le parti. 
Ferma la posizione del comitato che chiede al comune e al sindaco un passo indietro sulla scelta di aprire una cava in mezzo ad una delle zone più incontaminate del territorio.

A queste si aggiunge anche la voce di una cittadina che, malgrado viva in un'altra regione, si trova spesso in quell'area per motivi familiari. E' lei ad inviarci una lunga lettera contenente le sue considerazioni.
Di seguito il testo.

In queste ultime settimane ho saputo della costituzione di un Comitato di persone del posto che stanno contestando la destinazione a cava estrattiva di un terreno in località Vignoli, tra i piccoli abitati di Cincelli e Pieve San Giovanni (il primo nel Comune di Arezzo ed il secondo nel Comune di Capolona), che risulta previsto all’interno del Piano Regionale Cave in preparazione.

Nell’articolo si riporta la posizione di associazioni di categoria a sostegno dell’utilizzo di quel territorio come cava in nome della necessità di mantenere l’occupazione di una ditta del Comune di Arezzo, che altrimenti non saprebbe dove altro ottenere  l’autorizzazione all’attività estrattiva ed entrerebbe in crisi.

Penso che i rappresentanti di associazioni che hanno espresso un parere a sostegno della autorizzazione su citata non abbiano presente la situazione nei risvolti burocratico-legali e in quelli valoriali.

Semplificando una questione che, come tutte le questioni di interesse pubblico, è complessa e delicata, mi permetto di proporre tre punti di riflessione.

Innanzitutto  quest’area si trova a due passi dalla Riserva naturale di Ponte Buriano, a brevissima distanza del ponte romanico di Ponte a Buriano di metà del XIII secolo,  unico nel suo genere, collegato alle raffigurazioni pittoriche di Leonardo (specificamente ai disegni esposti a Windsor, Inghilterra, e allo sfondo del dipinto La Gioconda e Madonna dei Fusi),  dentro una valle di indubbia bellezza, con declivi rimasti intatti nei secoli, collocata tra Cincelli ( in epoca romana luogo di produzione di vasellame in terracotta per l’antica Roma, aspetto che rende l’ area di interesse archeologico) e Pieve San Giovanni (piccolo borgo collinare con resti di un antico castello). La presenza nell’area di alcune coloniche ben preservate  la rende un luogo importante per la preservazione di elementi caratteristici del paesaggio toscano. Quindi anche per un profano un’ area dotata di elementi  paesaggistici e di patrimonio culturale  incompatibili con attività estrattive. 

In secondo luogo, collegandomi ai siti informativi della Regione e della Provincia, ho potuto rilevare che il P.A.E.R.P. , approvato dalla Provincia di Arezzo nel 2009 (documento  redatto per definire il piano  delle attività estrattive, cioè le cave, di recupero delle aree escavate e riutilizzo dei residui recuperabili nel territorio della provincia e che  ha validità sino alla fine del 2019)  considera  questa specifica zona non idonea per attività estrattive a causa, tra altri elementi, della necessità di salvaguardia del paesaggio, bene inalienabile secondo art. 9 della Costituzione Italiana. Mi risulta  poi che  ancora la Provincia, oltre al Comune di Arezzo ed il Comune di Castiglion Fibocchi, abbiano recentemente presentato alla Regione pareri fortemente critici in merito alla richiesta di inserire VIGNOLI nel Piano Cave per ragioni sia di protezione del patrimonio paesaggistico sia della “tessitura agraria” che caratterizza la zona nonché per la congestione dovuta al notevole traffico pesante che ne deriverebbe, vista la critica viabilità esistente. 

L’ultima mia considerazione si riferisce ad aspetti socio-economici. Di questi bisogna tenere conto entro una valutazione complessiva che garantisca un equilibrio tra le diverse necessità di sviluppo, con rispetto dei progetti della comunità che occupa un territorio, comprese le necessità di lavoro. Come ho visto avvenire nell’ultimo decennio, l’area delimitata appunto dalla Riserva di Ponte Buriano, includente il ponte romanico e la mostra-museo su Leonardo, e dagli abitati caratteristici di Cincelli e Pieve, è divenuta sede di numerosi agriturismi che utilizzano case coloniche o altre strutture storiche recettive anche di pregio, nonché di produzioni agricole di nicchia ( olio, vino ). La linea di sviluppo in atto è quella della creazione di un territorio di richiamo turistico ambientale-culturale, legato al fascino della geografia del luogo, con rispetto di una lunga tradizione agricola di livello, con la presenza di numerose piccole aziende del circuito e dell’indotto dell’agriturismo. Queste presentano una realtà di occupazione di addetti e di introiti per l’economia locale che , questi sì, andrebbero persi per la inevitabile alterazione di tutte le caratteristiche attuali della zona suddetta ( a partire dalla assenza di inquinamento e acustico e dell’aria). 

Credo che questi siano i motivi fondamentali alla base delle iniziative che mi sono state illustrate da semplici cittadini della zona, che hanno condotto a una raccolta di migliaia di firme sia degli abitanti del posto e dei paesi limitrofi nonché  migliaia di firme raccolte a livello nazionale nell’appello lanciato su Change.org. Gli stessi cittadini  hanno ufficialmente acquisito pareri molto negativi e motivati di associazioni di carattere nazionale, quali Legambiente e Italia Nostra.

Mi auguro che il rispetto di uno sviluppo economico molto promettente molto anche in virtù anche dell'accordo recentemente firmato per l'ATO (Ambito Turistico Ottimale) fra i Comuni di Arezzo, Castiglion Fibocchi e lo stesso comune di Capolona che poi si è fatto promotore e sponsor dell'escavazione, faccia comprendere la limitatezza dei vantaggi di sfruttamento come cava proprio di questi territori, a fronte delle perdite di patrimoni ambientali e storici e di lavoro certo, attuale e futuro.

LR

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