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"Voragine ecologica incolmabile", Legambiente dichiara guerra alla cava nel Pian di Cincelli

L'associazione aretina ha richiesto a gran voce il ritiro della delibera da parte del Comune di Capolona

"Autorizzare un’attività estrattiva nell’area delle Piagge significherebbe aprire una vera e propria voragine".
Ma soprattutto, secondo Legambiente Arezzo, "l’area è individuata nel piano regionale delle attività estrattive vigente tra quelle incompatibili con l’attività estrattiva" nonché il parere dato dal Comune di Capolona risulta "in contrasto con i principi sul consumo di suolo".

Insomma, quella cava nel Pian di Cincelli non deve proprio sorgere.
Ad esserne convinti sono i portavoce aretini dell'associazione che si uniscono al già consistente gruppo di residenti e piccoli imprenditori della zona che recentemente hanno dato pure vita al comitato "La Valle delle Piagge".

Una presa di posizione chiara e forte quella degli ambientalisti che ribadiscono attraverso una nota scritta ed indirizzata a tutte le autorità politiche del territorio. 

Un lungo e dettagliato resoconto dove viene espressa "forte preoccupazione per la richiesta avanzata dal Comune di Capolona di un’area estrattiva nella Valle delle Piagge in località Vignoli, per gli impatti agro-ambientali, economici e paesistici irreversibili che tale intervento comporterebbe".

"Meglio scavare che costruire capannoni"

Al momento non esiste ancora un nulla osta ufficiale alla realizzazione di attività estrattive. Ma quel parere positivo dato dal Comune di Capolona all'eventuale possibilità di aprire una cava in mezzo alle colline nel Pian di Cincelli ha già messo tutti in allarme.

"Sette/cinque ettari - spiegano da Legamente - mezzo milione di metri cubi di inerte da costruzione, contro un po’ di entrate per il bilancio comunale, tre anni di “disagi”, viabilità locale e provinciale pesantemente intasata da decine di autocarri al giorno, lunghe digressioni verso Laterina e Ponticino causa i due ponti sull’Arno (Buon Riposo e Ponte Buriano) inutilizzabili dal traffico pesante. Compromissione irreversibile del bel paesaggio agrario, compromissione dell’agro-ecosistema, compromissione della idrologia sotterranea e superficiale, depauperamento ecologico-ambientale, consumo di una risorsa non rinnovabile qual è il “materasso alluvionale “plio-pleistocenico del paleo Arno. Questi ed altri sono i rischi che la pericolosa proposta, avanzata del comune di Capolona, comporta per il sistema paesistico-ambientale delle colline che degradano verso l’Arno in località le Piagge, poco lontano dalla riserva naturale di Ponte a Buriano. L’area di Vignoli, attualmente non è inserita nel piano cave Regionale (Praer– né risorsa né giacimento) e Provinciale (Praer né risorsa né giacimento), ma è stata proposta alla Regione, direttamente dal Comune, su richiesta di soggetti privati, come indicato nella delibera n.8 del 21/01/2019. Il Comune di Arezzo, confinante a pochi metri, ha già detto con nettezza, che la viabilità attuale (“strada storica non modificabile”) non è in grado di sostenere i “carichi connessi alla attività di cava” e che la attività proposta risulta fortemente impattante in un contesto ambientale di pregio. L’area si trova al margine sud occidentale dell’ambito Casentino-Valtiberina, del piano di indirizzo territoriale con valenza di piano paesistico, al confine con gli ambiti Arezzo-Valdichiana e Valdarno Superiore. L’area è meritevole di conservazione, nei suoi assetti attuali: bel paesaggio agrario, buona qualità agro-ecosistemica, non interessata da abbandono e ricolonizzazione arbustiva, costituita invece da coltivi inframezzati da formazioni ripariali di piccoli corpi idrici (affluenti dx Arno), già inserito nel primo sistema delle aree protette della Toscana (LR 52/82); viene definita nel Pit, come “area di connettività della rete ecologica, da riqualificare”. Il bel paesaggio agrario è una risorsa ambientale ma anche economica; la “Tuscany” è anche un “brand” che, assieme alle eccellenze del vitivinicolo, vende in tutto il mondo e garantisce economia locale". 

Tra i vari aspetti che vengono contestati al Comune di Capolona c'è il fatto che si profila "un'assenza negli strumenti urbanistici comunali di invarianti strutturali o altri vincoli di natura ostativa, oltre che alla assenza di zone d’interesse archeologico tutelate".

Una petizione per dire no alla cava

Il Comune definisce inoltre l’area in oggetto come fortemente antropizzata a seguito delle azioni messe in atto nei periodi passati per l’ottenimento di terreno coltivabile ad oggi utilizzato come seminativo.

"Questa è un'accezione - spiegano da Legambiente - usata impropriamente per motivare l’idoneità dei luoghi alla loro trasformazione, poiché è assolutamente evidente che le uniche trasformazioni antropiche, a cui si può fare riferimento in questi luoghi, sono esclusivamente quelle che costituiscono la tessitura agraria del sistema collinare e che compongono il disegno del suolo e del paesaggio agrario.

Si ricorda che l’area in oggetto è individuata nel Paerp vigente tra quelle incompatibili con l’attività estrattiva per la presenza di invariati strutturali e condizionamenti territoriali ostativi. Si evidenzia inoltre che, in riferimento al fabbisogno di materiali in base al quale lo stesso Paerp è stato progettato e dimensionato, sono già previsti altri siti estrattivi ricadenti nei comuni limitrofi a quello di Capolona; non ci risulta sia stata verificata preventivamente l’indisponibilità o l’esaurimento della risorsa, condizione preliminare all’inserimento di una nuova area estrattiva nel Piano.

La richiesta avanzata dal Comune di Capolona risulta anche in contrasto con i principi sul consumo di suolo della Legge di governo del Territorio, che in ogni caso prevede che le trasformazioni che comportino impegno di suolo non edificato, necessitano di una preventiva verifica di sostenibilità per ambiti sovracomunali".

Una delle preccupazioni maggiori per Legambiente è che "dai cinque-sette ettari, le cave si potrebbero facilmente estendere per analogia a tutto il sistema collinare Cincelli, Meliciano, Pieve S.Giovanni, Cafaggio. Si fa presente, inoltre, che qualunque attività di ripristino non permetterebbe di ricostituire le caratteristiche originarie dell’area ed in particolare l’attuale qualità agro-ambientale del territorio in oggetto".

Un parere quanto mai negativo e una ferrea volontà contraria "al depauperamento dell’ambiente, del paesaggio, degli ecosistemi che la cava Vignoli rappresenterebbe e ribadisce che il paesaggio è un valore in sé e per sé", e che di fatto si traduce nella richiesta al Comune di Capolona di ritiro della delibera con la quale viene dato parere favorevole alla realizzazione di questa tipologia di coltivazione.

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