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"Un anno senza la Casa delle Culture. Adesso c'è un immobile buio e meno integrazione da parte del Comune"

Il Coordinamento ConVivi Arezzo: "La chiusura della struttura è stata pretestuosa e ha distrutto un luogo che favoriva l'inclusione. Ma la città è migliore dei suoi amministratori"

“Esattamente un anno fa la Giunta Comunale di Arezzo chiudeva la Casa delle Culture, nonostante le attività che vi si svolgevano fossero perfettamente funzionanti e necessarie per tutta la città”. E' quanto afferma il Coordinamento ConVivi Arezzo in occasione della ricorrenza della chiusura della struttura di Piazza Fanfani. Per cinque anni nella Casa delle Culture particolarmente attivi sono stati i servizi rivolti a cittadini di origine straniera per l’inclusione e la coesione sociale.

“Tra questi – ricorda ConVivi - lo sportello, aperto al pubblico tutti i giorni della settimana, per le pratiche riguardanti i permessi di soggiorno, gli ingressi in Italia, i documenti di cittadinanza, la ricerca di lavoro, le iscrizioni scolastiche, i servizi per i minori e altre consulenze  per un totale di 40.000 accessi in cinque anni”.

Sempre in cinque anni 35.000 sono stati i corsi di italiano per adulti, i doposcuola per gli alunni della scuola dell’obbligo, i corsi di cucina, cucito, teatrali e altri ancora.

“E cosa dire della sala polivalente e della biblioteca con 15.000 volumi, sede di mostre, seminari, attività e laboratori scolastici, incontri di lettura (4.000 accessi l’anno). Tutto questo non c’è più, azzerato con una decisione motivata solo sul piano economico, ma per la quale non è mai stata fornita una motivazione che entrasse nel merito delle cose fatte o che indicasse malfunzionamenti o carenze. Fino ad oggi lo stabile di Piazza Fanfani è rimasto vuoto e inutilizzato: un esempio di pessima amministrazione di un patrimonio che era stato realizzato con fondi pubblici dell’Unione Europea, della Regione e del Comune stesso”, aggiunge il Coordinamento ConVivi Arezzo.

Eppure da parte dell’Amministrazione Comunale furono dette tante cose riguardo al futuro dei servizi e della struttura.

“Parlarono di gestione diretta e risparmi, ma non è accaduto nulla di tutto questo. Il servizio di sportello non è gestito direttamente dal Comune, invece è stato esternalizzato alla Fraternita dei Laici a un costo molto vicino a quello della precedente convenzione, ma oggi senza la presenza degli altri preziosi servizi sopra citati. Poi dissero che nel palazzo si sarebbero insediati i corsi di ingegneria del Polo universitario: nulla di tutto ciò è avvenuto. Nelle settimane scorse – prosegue ConVivi – abbiamo poi appreso che nell’ex Casa delle Culture si organizzerà un corso di laurea triennale di “Sicurezza, amministrazione e servizi al territorio” in accordo con l’Università di Siena. Al momento non sono chiari i contorni di questo nuovo tentativo universitario, vedremo meglio in seguito”.

Per ConVivi Arezzo una cosa è però evidente. 

“La Casa delle Culture è stata chiusa non sulla base di un progetto di risparmio o di utilizzo diverso, ma semplicemente per distruggere un luogo che favoriva l’inclusione, la socializzazione e lo scambio di esperienze e culture che, in quanto funzionante, non era gradito. Per il resto l’Amministrazione comunale va avanti improvvisando e cercando una destinazione per i locali che ne giustifichi la chiusura”.

La rete delle associazioni che operavano nella Casa delle Culture è rimasta in piedi ma, secondo Convivi, le associazioni si sono dovute sobbarcare oneri e impegni ulteriori per proseguire i corsi d’italiano, il doposcuola, gli incontri di lettura e le altre iniziative. 

"Gli sportelli gestiti dalle associazioni sono ogni giorno sovraffollati, segno di bisogni tuttora senza risposte. Nuovi soggetti, infatti, istituzionali e non, hanno collaborato con le associazioni “sfrattate” offrendo locali e dando loro la possibilità di proseguire le proprie attività, seppure con modalità diverse e con molta più fatica e difficoltà. Evidentemente – conclude ConVivi Arezzo - la città è migliore dei suoi amministratori”.

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