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Quando la burocrazia diventa vessazione: la storia di Lucia. "Disabile, ogni mese obbligata a inviare documenti: altrimenti niente contributo"

Quando la burocrazia diventa un vero assillo. Si potrebbe racchiudere in una frase la paradossale esperienza che racconta Lucia Cosi, donna dalle mille energie che neanche una grave disabilità riesce a contenere

Quando la burocrazia diventa un vero assillo. Si potrebbe racchiudere in una frase la paradossale esperienza che racconta Lucia Cosi, donna dalle mille energie che neanche una grave disabilità riesce a contenere. Lucia da anni partecipa al progetto della Regione “Vita indipendente” con il quale riceve un finanziamento che le permette – proprio come dice il nome del progetto – una vita indipendente.

“Io sono favorevole ai controlli e apprezzo lo zelo, ma negli ultimi anni – racconta la donna – gli adempimenti burocratici sono divenuti veramente pressanti. Il progetto finanzia la presenza di una collaboratrice o un collaboratore che mi aiuti nella quotidianità. Inizialmente ogni tre mesi presentavo i bollettini Inps del pagamento dei contributi ai servizi sociali. Adesso invece, con una lettera datata 2 febbraio 2015, i servizi sociali esigono ogni mese che io invii la busta paga della persona che mi assiste, pena non il mancato accredito del finanziamento al quale ho diritto. Ho chiesto alla Regione chiarimenti, ma mi è stato risposto che non ne sa nulla e non è stata trovata nessuna circolare in merito a questo adempimento. Da utente vorrei quindi sapere a cosa fariferimento questa lettera”.

Inizialmente Lucia ha trovato grandi difficoltà nel reperire un collaboratore con competenze infermieristiche. “In molti casi – racconta – comprendendo la situazione, queste persone non se la sentono”.

Poi, una volta superato questo ostacolo, ecco spuntare quello burocratico: “Per me, che non posso muovermi, inviare ogni mese la documentazione diventa un problema. Devo trovare sempre qualcuno al mio posto. E i soldi, magari appena accreditati, se ne vanno in spese inutili. In questi casi è possibile avvalersi di un commercialista, che però devo pagare decurtando la cifra del finanziamento che già è esiguo. Non solo, a breve dovrò sottopormi ad un intervento: cosa succede se durante il ricovero o la convalescenza non riuscissi a inviare la documentazione? Stessa cosa nei periodi di vacanza. Di fatto il pensiero diventa assillante, perché da questi adempimenti ne va del contributo che mi

permette di vivere in modo indipendente".

E poi resta un fondo di amarezza per l'intera situazione: “Mi sento vessata, perché mi domando: come pensano che io possa usare quei soldi? Forse devo temere che la commissione multidisciplinare non sia composta da medici? O da medici poco competenti nel valutare patologie e tipo di assistenza? Vista la mia situazione non potrei utilizzare altrimenti. E questo voler continuamente risparmiare, tagliare sull'assistenza, quando poi negli uffici che se ne occupano le poltrone dirigenziali sono raddoppiate mi riempie di rabbia”.

Foto tratta da www.scattidigusto.it

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