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Pietro Bartolo apre il Festival dell'Educazione: "Tutti devono sapere cosa succede ai migranti"

“Da tre anni vado in giro per raccontare, soprattutto ai giovani, la verità: ho fatto interviste, film e scritto libri, l’ultimo dedicato ai bambini migranti, ma tutto ciò non è bastato. Per questo, alla fine ho deciso di entrare in politica”

"Quando apro i sacchi con la cerniera che contengono i corpi dei migranti ho paura, quante volte ho pianto e ho vomitato. Nella nave naufragata nell'ottobre 2013, a soli 300 metri dalla costa, dove morirono 368 persone, ricordo tanti bambini vestiti a festa, nessuno si salvò. Ma dopo la notizia di quella tragedia, che fece il giro del mondo, nessuno più si indigna. Nessuno parla di ciò che viene fatto alle donne, considerate niente: tutte vengono stuprate, molte arrivano incinte, molte altre vengono sottoposte alle torture ormonali perché non devono rimanere incinte ma finire subito sfruttate nel mercato della prostituzione e non andare a fare le badanti o le baby-sitter come è stato loro promesso. Ormai passa tutto nell’indifferenza totale e quello che succede nell’isola non lo sa nessuno. A volte mi sento inutile, impotente ma sono un privilegiato ad avere avuto la fortuna di incontrare queste persone”. 

Sono le parole del dottor Pietro Bartolo, che in 28 anni ha soccorso 350mila migranti come medico del poliambulatorio di Lampedusa. Oggi ad Arezzo, nel campus dell’Università di Siena, ha incontrato gli studenti universitari e delle scuole superiori aretine perché “tutti devono sapere cosa succede ai migranti – ha detto il medico, neoeletto al Parlamento europeo - . Per questo da tre anni vado in giro per raccontare, soprattutto ai giovani, la verità: ho fatto tante interviste ma non è bastato, allora ho convinto Gianfranco Rosi a fare un film, “Fuocoammare”, definito dalla critica un 'pugno nello stomaco', ma non è bastato, ho scritto un primo libro dove ho raccontato le vite queste persone come noi, ma neppure questo è bastato, allora ho fatto un altro film che è stato addirittura censurato e un nuovo libro, “Le stelle di Lampedusa”, sperando che le storie dei bambini migranti, che vi ho raccontato anche stamani, servissero, ma niente. Per questo, alla fine ho deciso di entrare in politica”.
All’incontro con il dottor Bartolo è intervenuto anche il rettore dell’Università di Siena Francesco Frati, il direttore del Dipartimento di Arezzo Ferdinando Abbri e la presidente del Corso di laurea in Scienze dell’educazione e della formazione Loretta Fabbri.

Il Festival dell’educazione, dedicato ai temi dell’integrazione e della radicalizzazione nelle società multiculturali, prosegue fino al 5 giugno nel campus universitario del Pionta (vial Cittadini). Questo pomeriggio sono previsti gli incontri con l’imprenditore Brunello Cucinelli (17,30) e con lo storico Ernesto Galli della Loggia (ore 19).

La seconda giornata del Festival, domani, martedì 4 giugno, si aprirà con la prima performance ad Arezzo di “Human Library”, progetto internazionale creato in Danimarca nel 2000 dalla ong Stop the Violence. Nella Human Library si possono prendere in prestito persone in carne e ossa che raccontano la parte della loro storia che più spesso suscita diffidenza e pregiudizio per aiutare il “lettore” a superare i propri pregiudizi verso diversità di origine etnica, di genere, di fede, di stili di vita. I “bibliotecari” della Human Library offriranno ai lettori che vorranno partecipare a questa esperienza alcuni titoli, corrispondenti ciascuno a un “libro vivente”. Seguirà l’incontro con Ivano Dionigi (ore 17,30), presidente di Almalaurea e della Pontificia Accademia di Latinità e autore del libro “Osa sapere. Contro la paura e l’ignoranza” (Solferino), nel quale ricorda anche la lezione di Roma, che divenne grande aprendosi ai nuovi popoli e riconoscendo cittadini (cives) gli stranieri, i “nemici” (hostes). Il professor Dionigi invoca l’urgenza del “pensiero lungo” e del dialogo tra i saperi: un nuovo umanesimo da affidare anzitutto alle università e a coloro che intendono professare la conoscenza, la verità, la pietas. La serata si concluderà alle 19 con la giornalista e regista Francesca Mannocchi,autrice di reportage da Iraq, Libia, Libano, Siria, Tunisia, Egitto, Afghanistan e vincitrice del premio Giustolisi con un'inchiesta sul traffico di migranti e sulle carceri libiche oltre che del prestigioso Premiolino. Per Einaudi ha pubblicato “Io Kahled vendo uomini e sono innocente”, storia di un trafficante di esseri umani che racconta la tragedia dei migranti, carnefice e vittima anche lui del ricatto del suo Paese.

Il festival si concluderà mercoledì 5 giugno con la performer Chiara Bersani, premio Ubu 2018 come migliore attrice under 35. Affetta da osteogenesi imperfetta, attrice dal corpo “non conforme”, come lei stessa lo definisce, Chiara Bersani torna ad Arezzo per condurre, dalle ore 11 e fino al pomeriggio, un workshop con gli studenti per comprendere le sfide della diversità e della costruzione di società inclusive attraverso le arti performative.

Il programma www.festivaleducazioneunisi.it

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