rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Attualità

Arpat: appena 30 tecnici per tutelare Arezzo e la Toscana sud. L'allarme: "Siamo decimanti e stanchi"

Ad Arezzo, in un anno, è stato possibile programmare un solo controllo di routine presso un'azienda per il monitoraggio delle emissioni in atmosfera di agenti inquinanti. I sindacati: "Siamo davvero pochissimi"

Rispettare l'ambiente, proteggerlo, tutelando paesaggio e qualità della vita. Azioni per le quali, nell'era del plastic free e del Fridays for future, in molti si adoperano alacremente.

Ma c'è una categoria che, dal 1996, è stata incaricata di preservare la biodiversità e custodire la salute dell’ambiente in maniera pronta, efficace e pressante. Sono i dipendenti dell'Arpat, agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana. Geologi, chimici, fisici, biologi, ingegneri. Un esercito che, in dieci anni, è passato da 800 addetti a poco più di 650 in tutta la regione.

Sono proprio loro, attraverso i rappresentanti sindacali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fdl, Anaao Assomed, a lanciare un grido d'allarme e chiedere un piano straordinario di assunzioni autorizzato e finanziato dalla Regione Toscana.

"Arpat sull'orlo del collasso", il grido dei sindacati. E' stato di agitazione

“Ne servono decine di contratti - spiegano i sindacati -. Non vogliamo aumenti salariali o migliori condizioni di lavoro, ma chiediamo alla politica di guardare lontano, di tutelare l’ambiente in cui viviamo, preservare la nostra salute. La Toscana ha in Arpat uno strumento potentissimo e non deve deteriorarlo bensì rafforzarlo. Senza risposte alle nostre richieste, la mobilitazione e la proteste continueranno e si accentueranno, fino al blocco degli straordinari perché i lavoratori sono stufi di coprire i buchi delle carenze di organico”.

Di cosa si occupano i tecnici di Arpat? 

A differenza di quello che si può pensare, il loro impegno li vede quotidianamente sul pezzo. Dagli sversamenti nei corsi d'acqua al monitoraggio della qualità dell'aria, dal controllo su rumore e campi elettromagnetici alle ispezioni nelle discariche.

Ad Arezzo oltre al dipartimento provinciale, hanno sede l'ufficio controllo gli agenti fisici e la biologia ambientale di area vasta (Arezzo, Siena, Grosseto). 
 

"Questo significa - sottolinea Alessandro Becatti delegato rsu Arpat Cisl Fp - che il personale deve gestire un territorio di circa 10mila chilometri quadrati. E non solo. Oltre al lavoro ordinario di tutti i giorni, siamo chiamati anche ad effettuare turni di reperibilità per possibili emergenze. Un servizio che svolgiamo h 24 senza distinzione di festivi".

Quanti sono gli operatori che, ad Arezzo, devono monitorare il territorio?

I componenti del dipartimento provinciale sono in tutto 13, 12 tecnici e 1 dirigente. Cinque invece sono i tecnici che insieme ad un altro dirigente si occupano di supporto alle amministrazioni. Il team di area vasta per il comparto agenti fisici conta sei tecnici e un dirigente. Infine, la sede di biologia ambientale di area vasta può fare affidamento su cinque tecnici che si occupano, semplificando molto, di monitorare tutti i corsi d'acqua della Toscana del Sud. Trenta persone di cui 12 impegnate in tre province.

"Appare chiaro - prosegue Becatti - come la situazione sia difficile. Inoltre il personale è tutto over 50. Si tratta di professionisti altamente specializzati ma che a breve dovranno andarsene in pensione. Il piano di assunzioni al momento non garantisce una copertura del turn over e non permette di pianificare una progettualità a lungo termine degli interventi e controlli. Per fare un esempio nell'anno che si sta per concludere, abbiamo eseguito soltanto un controllo riguardante le emissioni in atmosfera di agenti inquinanti da parte di un'azienda dell’Aretino. E questo perché il nostro lavoro è passato da fare attività di prevenzione a gestione delle emergenze. E siamo sempre in emergenza. Non riusciamo a pianificare. Una provincia come quella aretina, che si contraddistingue per la grande presenza di insediamenti orafi richiede una particolare attenzione. Ma non riusciamo a sostenere il carico di lavoro. Siamo davvero pochi".

All'appello manca un 20 per cento circa di nuovi addetti. Percentuale che se raggiunta, da qui al 2021, potrebbe consentire ai veterani di andare in pensione lasciando il testimone a giovani leve formate secondo gli standard aziendali. 

"Non investire in questo comparto - conclude Becatti - è paradossale. La popolazione ha una forte sensibilità verso tali tematiche e oggi più che mai richiede risposte e soluzioni puntuali".

Ispezioni, dipendenti, e compiti: le cifre

L’agenzia nasce nel 1996 e nel 2009 raggiunge il numero massimo di oltre 800 lavoratori. Oggi tra comparto e dirigenza sono poco più di 650 sparsi in 15 sedi di lavoro, 12 dipartimenti, 3 aree vaste. Quasi 150 in meno in dieci anni. Negli ultimi 5 anni il calo delle attività è particolarmente evidente con una riduzione del 30% per le ispezioni sul territorio (da quasi 4.900 del 2013 a poco più di 3.300 nel 2018) e per il 20% di pareri emessi (da 5mila circa del 2014 a meno di 3.600 del 2018). In mezzo a questi numeri spiccano quelli per settori e matrici di particolare rilevanza: le ispezioni sulle grandi opere toscane (Tav, Variante di Valico, Terza corsia, Fano-Grosseto e altre), sono passate da 70 a 27 (-60%); i pareri per le Valutazioni d’Impatto Ambientale e quelle Ambientali Strategiche da 551 a 416 (-25%); le ispezioni nelle aree sottoposte a bonifica sono calate del 40%; i controlli negli impianti di gestione rifiuti si sono ridotti di oltre il 40%; i controlli su rumore e campi elettromagnetici si sono ridotti di oltre il 30%; il controllo delle emissioni in atmosfera è calato di quasi il 45%; i controlli agli scarichi idrici e le ispezioni ai depuratori sono diminuiti, rispettivamente, del 26% e 44%.

Risalendo più indietro, la diminuzione è ancora più evidente: nel 2005 sono state fatte poco più di 1 milione di analisi di laboratorio (acqua, suolo, rifiuti ed aria), nel 2010 erano 741.897 e nel 2018 sono state solo 516.963. Al contempo le richieste da parte dei cittadini e di altri enti, come gli interventi in emergenza, e l'attività con le procure sono aumentate circa del 30%, a testimonianza di una minor efficacia delle attività di prevenzione.

Secondo quanto denunciato dai rappresentanti sindacali il finanziamento regionale negli ultimi 5 anni è diminuito del 5%, il personale si è invece assottigliato del 7,5%. L’età media si è molto alzata visto che quasi il 70% dei dipendenti ha più di 50 anni ed ha sempre più difficoltà ad eseguire attività usuranti come controlli alle ciminiere, immersioni subacquee, interventi notturni e in emergenza. I dirigenti sono spesso chiamati a ricoprire 2 incarichi e i lavoratori sono costretti a sobbarcarsi carichi di responsabilità crescenti, non riuscendo a controllare porzioni di territorio sempre più ampie, accumulando ore di straordinario e coprendo turni di pronta disponibilità (servizi in emergenza) in numero altamente superiore a quanto previsto da contratto.

Le richieste del sindacato

Oggi con la nuova legge regionale (LR 68/2019) e l’allentamento di vincoli nazionali e regionali le cose potrebbero apparire migliori e permettere all’agenzia di iniziare ad assumere di nuovo. Ma il grosso gap che si è creato in questi anni rende assolutamente insufficiente questa minima possibilità di recupero occupazionale: il 2019 si chiuderà con una perdita di 10 unità di comparto e 4 dirigenti e alla fine del 2021 ci saranno 7 unità in meno rispetto al 2018. Con queste risorse a disposizione, mantenere un livello accettabile nelle attività di prevenzione ambientale per il 2020 è impossibile: non ci sembra né normale né opportuno che nel 2018, ad esempio, si riesca a controllare solo il 39% delle attività più impattanti e soggette ad Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) regionale o nazionale, come raffinerie, inceneritori, industrie chimiche, orafe e dei metalli, distretto cartario e tessile. L’unico modo per risolvere i problemi dell’agenzia è un piano straordinario di assunzioni autorizzato e finanziato dalla Regione Toscana.

Fattori (Sì): "Presentata mozione in consiglio regionale"

“La situazione denunciata dalle organizzazioni sindacali è vera ed è insostenibile”, commenta il capogruppo di Sì Toscana a Sinistra, Tommaso Fattori. “Abbiamo presentato una mozione per chiedere un piano straordinario di assunzioni nell’agenzia -continua il capogruppo - Servono personale e risorse finanziarie adeguate perché Arpat possa pienamente assolvere le attività istituzionali di tutela e prevenzione ambientale. Meno ispezioni e meno controlli si traducono in maggiori rischi per l’ambiente e per la salute dei cittadini. Non è la prima volta che portiamo proposte in tal senso in Consiglio regionale, riuscendo ad ottenere poco e nulla, ma nell’interesse della collettività riteniamo sia nostro dovere insistere e continueremo a farlo fino all’ultimo giorno della legislatura”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Arpat: appena 30 tecnici per tutelare Arezzo e la Toscana sud. L'allarme: "Siamo decimanti e stanchi"

ArezzoNotizie è in caricamento