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Arezzo, territorio cardioprotetto: record di salvati. La rete, i numeri, l'appello

Il loro salvataggio ha fatto cronaca. I giornali e le tv ne hanno parlato ampiamente facendo capire sempre più come l’arresto cardiaco è un evento che, quando preso in tempo, molto spesso si può risolvere in modo favorevole. Basta ricordare gli...

Il loro salvataggio ha fatto cronaca. I giornali e le tv ne hanno parlato ampiamente facendo capire sempre più come l’arresto cardiaco è un evento che, quando preso in tempo, molto spesso si può risolvere in modo favorevole.

Basta ricordare gli ultimissimi casi estivi: dall’uomo colpito a Brolio durante una festa popolare, al turista tedesco punto da un calabrone a Civitella, dalla donna salvata a Pieve Santo Stefano in un condominio, a quella salvata ad Arezzo in via Anconetana alla quale il cuore si era fermato per l’emozione di aver visto una amica vicina di casa ferita, dalla signora accasciatasi sul sedile della sua auto mentre faceva benzina in via Setteponti, alla donna di 39 anni di Stia.

Tutti casi che si sono risolti favorevolmente. Nell’immediatezza per la presenza e l’utilizzo di un defibrillatore attivato nei primi minuti dall’evento. Poi con una catena che rappresenta la rete di cardioprotezione del territorio da anni funzionante nella nostra Asl, con l’intervento del 118, e delle strutture ospedaliere, dalla rianimazione all’emodinamica e alle altre strutture che fanno parte della cardiologia.

AREZZO, TERRITORIO CARDIOPROTETTO

Un percorso virtuoso che in termini numerici ha portato in questi primi otto mesi dell’anno, a fronte di 280 casi di arresto cardiaco (saranno oltre 400 a fine 2015), all’arrivo di soggetti vivi in ospedale addirittura pari al 50% . “Un risultato che va ben oltre le nostre più rosee aspettative – ha spiegato Leonardo Bolognese direttore del dipartimento Cardiovascolare e Neurologico della Asl8 – superiore a quanto indica oggi la letteratura internazionale. Se da 13 anni abbiamo avviato una sinergia fra territorio ed ospedale che ci porta ad iniziare la diagnosi e la cura direttamente in ambulanza, oggi ne raccogliamo con soddisfazione i risultati che garantiscono ai cittadini di avere un territorio realmente cardioprotetto, anche se ci sono ancora delle azioni da compiere”.

In questi anni, anche con la nascita di organizzazioni come la Fondazione Cesalpino, si è puntato molto sulla diffusione della cultura dell’intervento oltre che dei professionisti anche dei “laici”, cittadini formati al primo soccorso in grado di compiere le necessarie manovre salvavita, in attesa dell’arrivo del 118.

15.000 I LAICI FORMATI. 500 I DEFIBRILLATORI

“Nella nostra provincia – ha ricordato Massimo Mandò, Direttore del dipartimento di Emergenza-urgenza – ci sono oggi 500 defibrillatori e oltre 15.000 cittadini formati al primo soccorso cardiologico, in grado di fare il massaggio, di applicare il defibrillatore, di anticipare l’azione che sarà poi svolta dai sanitari. E l’importanza di questa rete diffusa ce la raccontano i risultati, sia in positivo che in negativo. A fronte di quelli che portiamo in ospedale vivi dopo un arresto cardiaco dalle zone ben attrezzate, abbiamo aree ancora carenti come ad esempio la zona Valdichiana dove in sostanza non esistono altri defibrillatori se non quelli collocati nelle ambulanze, e dove nel 2015 non abbiamo salvato nessuno. 28 invece i cittadini che erano destinati a sicura morte e che invece abbiamo recuperato, molti dei quali oggi conducono una vita normale.”

La Unità Operativa di Cardiologia interviene in questo percorso non solo con la sua Emodinamica e con l’Utic, ma anche in fase diagnostica. Tutti gli equipaggi delle ambulanze quando intervengono su un sospetto infarto o arresto cardiaco, sono in grado di eseguire sul posto un elettrocardiogramma che viene inviato istantaneamente per via telematica al cardiologo di guardia presente 24 ore su 24 presso l’ospedale di Arezzo. Quest’ultimo leggendo immediatamente il tracciato è in grado di stabilire la destinazione giusta per quel paziente e di dare le prime istruzioni di cura al personale in ambulanza: ambulanza che si trasforma così in un “ospedale itinerante”. CURE NUOVE NELLE RIANIMAZIONI Poi ci sono i casi più difficili. Quelli in cui al problema cardiaco si aggiungono altre gravi patologie. E’ qui che interviene l’area delle Unità Operative di Rianimazione. “Da inizio anno – spiega Marco Feri, direttore del Dipartimento di Area Critica – abbiamo ricoverato 16 pazienti che alle gravi problematiche cardiache assommavano in quel momento anche importanti complicazioni neurologiche e/o respiratorie. Con tecniche di cura anche innovative (come ad esempio l’ipotermia, cioè l’abbassamento per 24/48/72 ore della temperatura corporea di alcuni gradi) nei primi otto mesi dell’anno abbiamo registrato 2 decessi, due soggetti con conseguenze neurologiche ancora in osservazione, ma anche ben 12 persone che sono state dimesse in piena coscienza e in grado di avviare cure riabilitative e tornare ad una vita di qualità”. Si tratta di risultati che, se pur possono apparire nei numeri esigui, sono invece il segnale del raggiungimento di un eccezionale livello di cura.

“Oltre che ringraziare questi nostri professionisti – ha commentato Branka Vujovic, vicecommissario della Asl8 – mi piace sottolineare come nel tempo è stata costruita con dedizione e attenzione una “rete forte”, che mette insieme territorio e ospedali. E’ una filosofia che stiamo adottando in tutti i percorsi assistenziali: non si pensa ad una singola prestazione, ma alla reale presa in carico con la rete alla cui tessitura e gestione partecipano aree operative che in passato difficilmente si integravano e si mettevano l’una al servizio dell’altra”.

APPELLO: “IN PRESENZA DI SINTOMI, CHIAMATE IL 118”

Il dottor Bolognese, forte della sua esperienza e delle sue conoscenze, alla fine lancia quello che può essere definito un vero e proprio appello: “Troppo spesso chi ha un sintomo di crisi cardiaca, lo sottovaluta o decide di fare da se e va (o si fa accompagnare da un amico o un parente) al pronto soccorso. In caso di infarto o di arresto cardiaco, il tempo e gli strumenti sono il vero fattore discriminante fra la vita e la morte. Perciò di fronte ad un sintomo o ad un dubbio, va chiamato sempre e solo il 118 che ha tutti gli strumenti e le capacità per dare la risposta migliore”. Ufficio stampa Asl 8 Arezzo

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