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Arezzo celebra la Liberazione. Ghinelli: "La memoria valore che dobbiamo alimentare e tenere vivo"

E' stato all'ombra del monumento ai caduti per la Resistenza che il sindaco di Arezzo, Alessandro Ghinelli, ha pronunciato il suo discorso

"Un Paese senza memoria è come un computer senza memoria. Macina risorse ma non serve a niente".

E' stato proprio su questo aspetto che si è concentrata la riflessione del primo cittadino di Arezzo che oggi ha preso parte insieme alle altre autorità civili e militari, alle commemorazioni per il 74esimo anniversario della Liberazione di Arezzo. Si è svolta questa mattina, in piazza Poggio del Sole, l'ultima parte delle cerimonie.

Un momento solenne che come ogni anno vuole rendere omaggio a tutti coloro che hanno combattuto per quel valore imprescindibile che è la libertà.

E' stato all'ombra del monumento ai caduti per la Resistenza che il sindaco di Arezzo, Alessandro Ghinelli, ha pronunciato il suo discorso.

"Quando si vive da tanti decenni una realtà di pace, la memoria di quei giorni rischia di tradursi in mera e sterile retorica. Si fa sempre più raro il racconto narrato di chi ha vissuto i momenti tragici e bui della guerra. Esperienze che hanno segnato dolorosamente la vita di tante famiglie e altrettanti aretini morti per garantire quel futuro che viviamo oggi.

E' quindi importante celebrare momenti come questo per ricordare il sacrifico di coloro che hanno combattuto per un bene prezioso ed importante come quello della libertà.

L'Arezzo che noi viviamo oggi è una città che ha alternato momenti di diversa fortuna. Siamo stati e siamo capaci di trovare nelle nostre risorse più tipiche il motore della nostra crescita e siamo altrettanto capaci di trovare strade diverse di sviluppo per il nostro territorio.

Questo è il discorso che avevo preparato venerdì scorso.

La mia incessante attività di promozione di Arezzo, sono stato invitato a Kaunas in Lituania dove in questi giorni si celebra il 100esimo anniversario dell'indipendenze. Il sindaco di questa città, la seconda per importanza dello stato lituano, non capiva perché avevo urgenza di rientrare in Italia già da ieri. Ho spiegato il mio motivo di urgenza e lui ha dimostrato immediata comprensione. E' stato in questa circostanza che mi ha detto: "D'altra parte la storia recente del nostro paese ci ha dimostrato che un paese senza memoria è come un computer senza memoria. Serve a poco. Macina risorse ma non le finalizza, non crea nuova memoria, è fine a se stesso. Un computer, anche il più veloce e il più sofisticato, se perde la memoria non serve più a nulla. Per questo dobbiamo mantenerla viva e tramandarla specialmente ai giovani in modo che nessuno possa dire io non sapevo".

Nella prima parte della mattinata, alle 8,30 in punto, è stato reso omaggio ai 1.267 caduti alleati all'interno del cimitero del Commonwealth di Indicatore.

Una cerimonia doverosa che è stata introdotta recentemente tra le attività istituzionali del Comune di Arezzo e che quest'oggi ha visto un momento solenne e poi una celebrazione religiosa officiata da don Santi Chioccioli. Alle 9.30 è stata deposta una corona di alloro al monumento che ricorda i 729 caduti posto all’ingresso del cimitero urbano e poi alle 10 al sacrario dei caduti di via dell’Anfiteatro, cerimonia dell’alzabandiera. Il discorso integrale di Alessandro Ghinelli

Dignità, coraggio, operosità, orgoglio, insieme ad un forte legame alla sua storia e ai suoi simboli, sono caratteristiche proprie e originali della città di Arezzo, ma sarebbe meglio dire dei suoi cittadini, uomini e donne. Per tutto il corso della sua storia Arezzo ha sempre declinato, quando singolarmente e quando accomunate, quando per crescere e quando per difendersi, queste sue caratteristiche peculiari e distintive. Lo ha fatto anche 74 anni fa quando, dopo aver subìto la brutalità della guerra, aver sofferto le sue macerie, fisiche e morali, aver versato il proprio contributo di sangue per gli ideali di democrazia e libertà, si è fatta forte della determinazione e dello spirito della sua gente per reagire e recuperare la Città, e raggiungere poi, come ha dimostrato il tempo a venire, risultati grandi.

Quando si vive da tanti decenni una realtà di pace, la memoria di quei momenti rischia di tradursi in mera e sterile retorica. Si fa sempre più raro il ricordo narrato da chi ha vissuto quegli anni tragici e bui della guerra, esperienze che hanno segnato dolorosamente tante vite, tante famiglie, ed è quindi sempre più importante che momenti come quello che celebriamo insieme tornino puntualmente a ricordarci il sacrificio di tutti coloro grazie ai quali oggi, nonostante le contraddizioni e le difficoltà del nostro tempo, possiamo godere del bene fondante e prezioso della libertà. E' doveroso rendere omaggio a chi ha combattuto per un futuro, che è il nostro presente, diverso e migliore: a loro va la nostra sincera riconoscenza.

La Arezzo che noi viviamo oggi, è una città che anche nei suoi tempi più recenti ha alternato momenti di diversa fortuna, ma è sempre riuscita a superare quelli più seri e difficili appellandosi proprio a quel senso di comunità e di appartenenza che resero possibile la sua rinascita all'indomani della guerra. Siamo stati, e siamo capaci di ritrovare nelle nostre risorse più tipiche il motore della nostra crescita e stiamo dimostrando di essere altrettanto capaci di individuare strade diverse, in grado di garantire un futuro di sviluppo alla Città.

Davanti al Gonfalone della nostra città insignito della medaglia d’argento al valor civile, come Sindaco di Arezzo e come Sindaco di tutti gli Aretini, insieme a quello dell'Amministrazione Comunale porto dunque il mio saluto a questa commemorazione, certo che la consapevolezza e la coscienza di quanto da essa evocato rimarrà a fondamento e guida del vivere nostro e di quello delle generazioni future.

Questo era il discorso che avevo preparato venerdì scorso per questo evento, ma ….

La mia incessante attività di promozione di questa città in tutti gli scenari, specialmente quelli europei, mi porta spesso fuori dalle mura aretine. Così è stato questo scorso fine settimana, che ho trascorso a Kaunas, seconda città della Lituania, invitato da quella collettività che in questi giorni ha celebrato insieme a due eroi nazionali legati al mondo dell’aviazione, deceduti il 14 luglio 1933 al termine della trasvolata atlantica, anche e soprattutto il centesimo anniversario dell’indipendenza Lituana. Il sindaco di quella città tuttavia non capiva la mia urgenza di rientrare in Italia già da ieri sera, potendo io partecipare ai festeggiamenti che nella loro forma più solenne sarebbero avvenuti proprio oggi. Ho spiegato il motivo di questa mia urgenza, legato alla commemorazione odierna, e il mio interlocutore ha capito perfettamente, e mi ha detto: “d’altra parte la nostra storia recente, della Lituania, ha dimostrato che un popolo senza memoria è come un computer senza memoria, serve a poco, macina risorse, ma non le finalizza, non crea nuova memoria, è fine a se stesso: un computer, anche il più veloce, il più sofisticato, se perde la memoria, non serve più a nulla. Per questo ognuno di noi deve, per quanto gli è possibile, mantenerla viva e tramandarla, in special modo ai giovani, in modo che nessuno, e mentre mi diceva nessuno mi ha guardato a lungo negli occhi, nessuno, possa mai dire: io non lo sapevo.”

Dunque questo messaggio vi porto oggi da una parte lontana dell’Europa, e questo vorrei veramente che fosse il messaggio del sindaco ai suoi cittadini, oggi 74 anniversario della liberazione di Arezzo.

Viva l’Italia. Viva Arezzo

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