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Via dalla Cina "quasi fuggendo". La storia di Michelangelo, il pianista scappato dal coronavirus

Direttore, pianista e musicista, da due anni vive a Dalian dove lavora presso la Florence Center art and culture exchange

“L’emergenza è stata presa seriamente dalle autorità ed è anche per questa ragione che sono rientrato in Italia”. Michelangelo Giaime Gagliano, pianista, direttore e compositore, siciliano di nascita ma trasferitosi ad Arezzo in fasce, “sono aretino da quando ha 3 mesi”, è uno degli italiani che sono rientrati in patria in seguito all’allarme suscitato dal nuovo coronavirus.
In Cina Michelangelo è arrivato circa due anni fa trasferendosi nella città di Dalian dove lavora ad un progetto di interscambio culturale promosso dalla scuola di musica Il Trillo di Firenze. Un percorso che ha visto l’apertura di un grande centro polifunzionale chiamato FCAEC (Florence Center art and culture exchange) ispirato alla storia e alla cultura italiana e sostenuto dal magnate cinese Li Wenhan. Realtà dal grande respiro culturale e artistico conta sulla professionalità di nove tra musicisti, pittori, scultori e designer. “Si tratta di un’esperienza davvero molto stimolante - spiega - spero di rientrare il prima possibile per riprendere il mio lavoro”.
L’emergenza sanitaria innescatasi nelle ultime settimane ha costretto il governo cinese a scegliere di sospendere i corsi e le attività scolastiche così da limitare quanto più le possibilità di contagio.

“Sono rientrato in Italia a fine gennaio - racconta Michelangelo - ero in giro per via delle vacanze legate ai festeggiamenti del capodanno quando è scoppiato il caso del coronavirus, ho rinunciato a parte del viaggio che avevo pianificato e sono rientrato ad Arezzo”.

Dalian, la città diventata la seconda casa del musicista aretino, si trova a circa 1500 chilometri dalla provincia di Wuhan epicentro dell’epidemia. “Quando sono partito per l’Italia sono stato sottoposto ad un primo controllo - spiega - un secondo screening lo hanno fatto a Pechino e poi il terzo è avvenuto al nostro arrivo a Roma Fiumicino”.

Ma che idea si è fatto delle reazioni avute in Italia alla notizia dell’epidemia di coronavirus?

“Credo che tutto quello a cui assistiamo sia frutto di un’eccessiva “crisi di nervi” - racconta - in vita mia, prima di approdare in Cina, non avevo mai conosciuto persone così tanto attente a non nuocere agli altri. L’utilizzo della mascherina, dei guanti di lattice è più una forma di tutela nei confronti del prossimo che verso sé stessi. Questo avviene adesso più che mai vista l’emergenza ma, in passato, ho assistito allo stesso comportamento anche per semplici raffreddori o influenze. In Italia il pericolo del virus non è così imminente come in Cina. E dunque credo che una corretta campagna d’informazione ed alcune semplici precauzioni possano essere più che sufficienti per scongiurare il pericolo di contagio”.

Di queste ore la notizia riguardante le richieste inoltrate da parte dei governatori del Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige al ministero della Sanità, con le quali viene chiesto che il periodo di isolamento previsto per chi rientra dalla Cina sia applicato anche ai bambini che frequentano le scuole. "Vogliamo solo dare una risposta all'ansia dei tanti genitori - hanno detto all’unisono i tre presidenti delle regioni - visto che la circolare non prevede misure in tal senso”.

“Trovo eccessivo - commenta Michelangelo - prendersela con persone che vivono e lavorano in Italia tutto l’anno. I controlli sanitari è giusto che ci siano ed essenziale che se vi sono delle criticità mediche vengano affrontate. Ma non trovo sensato evitare di ristoranti e attività gestite da cinesi. Auguro ogni bene al popolo cinese. Una grande popolo, fiero e forte, sfortunato come pochi nella storia, deriso ed umiliato per decenni da invasori e devastatori, sacrificato da visioni criticabili e a volte fallimentari. Un popolo che ho visto invece aprirsi alla bellezza e alla cultura, con bambini e studenti meravigliosi che compiono miracoli, nella musica e altrove. Famiglie che investono tutto per l’educazione e per migliorare la propria condizione con tenacia ammirevole. Abbiamo molto da imparare da loro. Buona fortuna e grazie per il vostro affetto. Ci vedremo presto".

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