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Martedì, 16 Aprile 2024
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"Toscana Pride, una necessità: i bambini di famiglie omogenitoriali sono senza tutele". La Regione sostiene la manifestazione

"Sarà una parata con i colori arcobaleno, contro i pregiudizi e per il riconoscimento dei diritti civili". La Regione patrocina il Toscana Pride, primo tra i Pride di tutta Italia, che attraverserà nel pomeriggio di sabato 27 maggio Arezzo: è la...

"Sarà una parata con i colori arcobaleno, contro i pregiudizi e per il riconoscimento dei diritti civili". La Regione patrocina il Toscana Pride, primo tra i Pride di tutta Italia, che attraverserà nel pomeriggio di sabato 27 maggio Arezzo: è la seconda volta per la Toscana, Firenze fu infatti la città scelta nel 2016.

E' la seconda volta che la manifestazione si svolge con il patrocinio della Regione, che sarà presente con il Gonfalone e la vice presidente Barni. Numerosi sono i patrocini e adesioni anche di altri enti e istituzioni. Un'iniziativa nata dall'impegno congiunto delle varie associazioni che fanno capo al mondo Lgbtiq ((lesbiche, gay, bisex, trans, intersex e queer) con cui la Regione e molte delle pubbliche amministrazioni toscane, da anni, dialogano in modo proficuo.

"Lo facciamo – sottolinea la vice presidente ed assessore alle pari opportunità, Monica Barni - con l'intento di dare piena attuazione al dettato dell'art.3 della nostra Costituzione e alle norme, anche regionali, che negli anni succedute". Come la 63 del 2004, con cui la Toscana ha sancito il proprio impegno al riguardo e realizzato, nel corso degli anni, numerose iniziative con la collaborazione degli enti locali e delle associazioni che operano sul territorio per la promozione dei diritti delle persone Lgbti e la prevenzione di ogni discriminazione fondata sul diverso orientamento sessuale ed in particolare del bullismo omofobico e transfobico.

Il Toscana Pride aretino è stato presentato oggi nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze, sede della presidenza della Regione. C'era Veronica Vassarri, portavoce del Comitato promotore Toscana Pride 2017. Dopo la Cirinnà ha ancora senso la giornata dell'orgoglio Lgbti

"Forse qualcuno potrà chiedersi se, dopo l'approvazione della legge Cirinnà sulle unioni civili, ormai un anno fa, ci sia ancora bisogno di celebrare la giornata dell'Orgoglio Lgbti – dice la vice presidente Barni - Secondo noi sì".

Rimane infatti, ad esempio, il vuoto lasciato riguardo la tutela dei diritti delle bambine e dei bambini nati all'interno di famiglie omogenitoriali, spiega la nota della Regione.

"Certamente con la legge Cirinnà – prosegue Barni - si è posata una prima, importante pietra, ma ancora molto resta da fare: anche secondo il rapporto 2016 di ILGA l'Italia è uno dei paesi dell'Europa occidentale che meno tutelano i diritti umani delle persone omosessuali, bisessuali e trans e in cui maggiori sono le discriminazioni". E poi c'è quello che accade nel mondo attorno: "moniti a cui non si può rimanere sordi".

Dove l'omosessualità è reato, tra campi di prigionia e test oltraggiosi

Sembra lontano anni luce quel 1990 in cui l'organizzazione mondiale per la sanità cancellava dall'elenco delle malattie mentali l'omosessualità. Meraviglia, anzi, che ventisette anni fa ancora lo si pensasse. Poi arriva un mese fa, ultima tra le tante, la denuncia del periodico russo Novaja Gazeta sulla presenza di campi di prigionia per omosessuali in Cecenia. Sulla sponda sud del Mediterraneo, in Tunisia, nonostante le primavere arabe non si riesce a cancellare una legge del 1913, eredità del colonialismo francese, che punisce con tre anni di reclusione il "reato di omosessualità". Nel paese nord africano sopravvive anche un test, oltraggioso e dall'improbabile fondamento scientifico, per provare l'omosessualità.

Sono ancora ottantasei i paesi nel mondo dove le relazioni tra persone dello stesso sesso sono punite con carcere, fustigazioni o addirittura con la pena di morte. Numeri pesanti. E poi, oltre il diritto, ci sono i luoghi comuni e pregiudizi da scardinare. A Mediterraneo Downtown, un mese fa a Prato, attiviste raccontavano come nella vicinissima Serbia, durante la guerra dei Balcani, le donne lesbiche vittime di violenza fossero relegate al gradino più basso della gerarchia etica. «Dobbiamo imparare ad usare la parola "lesbica" senza vergogna e soprattutto con felicità» ricordava Lepa Mladenovic: un'altra battaglia e un altro fronte da combattere, un altro muro da abbattere.

In gioco diritti e valori fondanti di una democrazia

"Assistiamo quotidianamente a fenomeni di propaganda violenta basata su menzogne e concetti privi di ogni base di realtà - spiega la vice presidente – e le iniziative di legge per il contrasto alla violenza omo-bi-transfobica sono bloccate e non prevedono nessuna efficace misura rispetto ai fenomeni del bullismo e dell'incitamento all'odio". Le spinte conservatrici in atto non riguardano solo l'Italia ma arrivano anche dal resto del mondo, dai movimenti nazional-populisti europei all'America di Trump, con il serio rischio che non vengano pienamente garantiti neppure diritti riconosciuti e dati per acquisiti come l'interruzione volontaria della gravidanza, le pari opportunità di genere e la laicità dello Stato.

"Ecco dunque spiegati – dice Barni - i motivi che ci portano, con "orgoglio incontenibile", a partecipare al Toscana Pride che quest'anno si terrà ad Arezzo". Lì si parlerà infatti di parità di diritti, di tutela ed autodeterminazione, di equo accesso al lavoro, del riconoscimento di tutti i legami affettivi e genitoriali, anche di educazione alle differenze e della laicità delle istituzioni. "Sono esattamente gli stessi motivi – conclude - che ci hanno portato ad essere tra i soci fondatori della Rete nazionale Ready, ovvero il network delle pubbliche amministrazioni impegnate contro le discriminazioni determinate dall'orientamento sessuale e dall'identità di genere ed a promuoverne l'adesione presso altre pubbliche amministrazioni toscane facendone in poco tempo raddoppiare il numero, coordinandone le iniziative". A proposito di Ready, la rete ha lanciato un appello nelle scorse settimane dopo i fatti gravissimi della Cecenia e la Regione Toscana ha prontamente firmato la lettera inviata il 3 maggio all'ambasciatore russo.
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